Si tratta di immobile d’epoca rinascimentale nel centro storico, a due passi da Castel Sant’Angelo, di 110 mq con caratteristiche spaziali piuttosto aberrate, dovute all’altezza interna elevata (3,40 m), alla scarsa ortogonalità delle pareti e alla distribuzione planimetrica alterata da precedenti frazionamenti.
L’appartamento si compone di un ampio soggiorno-pranzo, uno studio, la cucina e un bagno, disposti sul lato strada dell’edificio e una stanza da letto con bagno, collocati nell’ala opposta, sul cortile, ma questi due ambiti sono separati da un lunghissimo corridoio cieco di 15 m, largo 1 m in media.
Pertanto gli ambienti sono rimasti invariati nella loro dislocazione intervenendo solo sulle finiture e gli arredi, Jean Nouvel e aziende italiane prestigiose firmano i mobili in stile moderno, in wengè, cuoio e vetro, per mantenere un’atmosfera molto sobria.
L’intervento più radicale ha interessato il lungo corridoio, intervenendo con due artifici correttivi. Il primo riguardante il soffitto, realizzando un soppalco non praticabile, con botole scorrevoli ed illuminate, in modo da recuperare una preziosa cubatura e abbassare la fuga prospettica verso l’alto; Il secondo artificio riguardante le pareti, teso a diminuire la lunghezza, attuato mediante l’inserimento di una serie di specchi molto stretti corredati da faretti segnapasso, che frazionano la quinta verticale e allargano con l’effetto di sfondamento tipico dello specchio, creando delle feritoie visive. In tal modo l’oblungo disimpegno da mero spazio di risulta è diventato ambito di sfondamento visivo della sala.
L’innesto del corridoio al soggiorno è caratterizzato da una grande piastra radiante in acciaio levigato di forma scultorea e da una veletta ad arco, cui si innesta una cornice che fascia l’intera parete, il tutto illuminato internamente e coordinato con i vari controsoffitti della zona giorno.
Per ricreare l’atmosfera di antica preziosità degli ambienti si è utilizzato un particolare rivestimento delle pareti, che riproduce la “ricetta originaria” dello stucco romano, indicata dal Vasari nel sec. XVI, composta da una miscela di calce, polvere di marmo finissima, con additivo siliceo, il tutto costituisce un vero strato di marmo setoso e brillante, atossico e traspirante.